Così si odia in rete

Dietro una tastiera molti pensano di essere invincibili, di poter dire e fare qualunque cosa. Di seminare odio, violenza, xenofobia, sessismo, disinformazione. Tutto gratuitamente e senza reali motivazioni. Pensate che solo su Twitter si sono registrati 40mila attacchi contro le donne negli ultimi tre mesi

Stiamo riconoscendo questo cambiamento? Io credo di no, e questo è pericoloso. Non c’è educazione alla cittadinanza digitale, non sono percepiti i rischi reali nel diffamare qualcuno tramite un social network, non si è compreso che il confine tra reale e virtuale oggi, in materia di reati, non esiste più.
Sono disgustata dalla violenza che si cela dietro tanti account, dall’incitamento allo stupro verso tantissime donne, dalla giustificazione agli episodi più efferati di violenza verso le vittime. Non è vero che tutti possono dire tutto, bisogna sfatare questa menzogna. Oggi esistono delle pene e sono anche severe ed è bene che il popolo del web lo sappia.

AGCOM ha fatto un ottimo lavoro nel richiamare i media alla loro funzione democratica, nel rispetto di tutti i diritti umani. Laddove la narrazione dei fatti di cronaca, talvolta parziale, talvolta non contestualizzata, talvolta diretta a influenzare l’opinione dei cittadini rischia l’effetto domino di un inasprimento ingiustificato delle posizioni di molti cittadini, che tramite il web si sentono giustificati a sferrare attacchi di odio. A farne i conti sono principalmente le donne, e questo non è giusto. Non è giusto visti i casi reali di femminicidio, di stupro, di violenza domestica e psicologica. 

Non stiamo andando lontano. La rete non è un tribunale e le reazioni che leggo, per la maggiore, non rappresentano lettura dei fatti con spirito critico, ma visione semplicistica e superficiale della realtà. Non è questo il sogno digitale di libertà, conoscenza e cooperazione che noi tutti sognavamo. 
Bisogna cambiare direzione e per farlo serve un unico ingrediente, l’umanità e il rispetto. Da essere umano a essere umano.

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