A morte l’orso

La morte di Andrea Papi tra i boschi del Monte Peller deve essere definita per quello che è : un tragico incidente e non oso immaginare cosa stiano provando in queste ore i suoi cari.

Purtroppo però, secondo l’ordinanza del presidente trentino Fugatti, ci sarà anche un’altra morte, ossia quella dell’orso che l’avrebbe aggredito. In queste ore ne ho lette di ogni, ed essendo un argomento che ahimè ho trattato, voglio rispondere alle affermazioni più frequenti che mi è capitato di leggere.

1. “È un orso problematico” Gli orsi e la fauna selvatica in genere non amano sprecare energie con gli esseri umani perché sanno che potrebbero avere la peggio. A meno che non si tratti di esemplari confidenti (anche questi spesso frutto di errori comportamentali umani), se ne guardano bene dall’avvicinarsi agli umani. Se succede e aggrediscono è perché percepiscono un pericolo. Che sia un pericolo vero o falso questo di certo l’animale non è in grado di capirlo. L’essere umano, invece, che corra un pericolo in un bosco popolato da animali selvatici lo sa. Lo sa bene.

2. “Ho il bosco fuori casa, è normale per me andarci” Questo è comprensibile e immagino sia una bellissima sensazione: l’aria pulita, il canto degli uccelli, la pace. Come in ogni cosa, però, ci si deve beccare anche l’altra faccia della medaglia: incontri con animali che non sono esattamente cani e gatti è una di queste facce. Si potrebbe esporre un esempio “non montano” così anche quelli del “solo chi vive qui può capire” può darsi che la smettano: mettiamo che vivessi lungo una costa popolata da meduse. Voglio fare un bel bagno rigenerante a quattro passi da casa mia? Posso farlo, ovviamente, ma sapendo di correre il rischio di farmi del male. In alternativa evito e cerco un’altra zona. Di certo non sarebbe intelligente sterminare tutte le creature del mare… giusto?

3. “Gli orsi sono diventati troppi”Qui la parola “orsi” potrebbe essere sostituita benissimo con cinghiali, volpi, lupi. Prima vengono ripopolate le zone con nuovi esemplari e poi, dopo qualche anno, a causa della crescita dell’antropizzazione, vengono uccisi. “Scusate orsi ma siccome ora le case e le persone che abitano qui sono aumentate, siete diventati troppi e dobbiamo uccidervi”. Ma chi vi credete di essere?

4. “È una tragica morte, povero ragazzo, aveva 26 anni” Sono d’accordo. È una notizia terribile. Esattamente come sono terribili tutte le morti dei giovani in incidenti stradali, suicidi, omicidi. Ah, anche la caccia conta numerose giovani vittime, però di queste, guarda caso, non ne parla nessuno.

5. “Abbattere è l’unica soluzione” Per decenni con la compiacenza di una certa parte politica e degli amici del fucile (cacciatori) si è scelto questo metodo per risolvere i “problemi” causati dalla fauna selvatica. Mi sembra, ripeto sembra, che non sia stato risolto un bel nulla. Le soluzioni elementari e sempliciotte come gli abbattimenti infatti risolvono momentaneamente il sintomo ma non vanno alla radice del problema. Un po’ come certi farmaci, per intenderci. Fate uno sforzo intellettivo, parlate con chi studia il mondo animale e vedrete come le soluzioni etiche verranno fuori. Se poi non c’è la volontà allora il discorso cambia e in quel caso mi astengo dal definirvi per non insultarvi.Infine: questa continua lotta e sfruttamento nei confronti della Terra e degli esseri che la popolano è la rappresentazione plastica del senso di separazione che tormenta e rende tristi gli esseri umani. L’essere umano non è altro dalla Natura ma è Natura stessa. Ucciderne una parte significa uccidere una parte di sè.

Quando questo semplice concetto verrà “sentito” più che capito, sarà sempre troppo tardi.

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