Gieffini e depressione

Oggi, scorrendo le notizie, ho appreso che ieri sera nel noto programma televisivo “grande fratello vip” è purtroppo andato in onda uno scempio umano e culturale.

Marco Bellavia, uno dei concorrenti che aveva rivelato di soffrire di depressione, è stato bullizzato, emarginato e insultato a causa dei suoi problemi legati ad ansia, attacchi di panico, depressione.

Ha avuto il coraggio di parlarne e di chiedere aiuto; aiuto che poi non ha ricevuto dai suoi compagni e che alla fine lo ha portato ad autoescludersi dal programma.

Il tutto in un contesto che aveva lo scopo di sensibilizzare rispetto al concetto di malattia: la partecipazione di concorrenti che hanno affrontato un tumore oppure la sieropositività andava proprio in questa direzione.

PUNTO NUMERO 1 “La sofferenza mentale non è una vera malattia”Nessuno si sognerebbe di dire ad una persona che ha affrontato o che affronta un tumore “sei patetico”, “se hai problemi non entri qui dentro” e via discorrendo.

Se sei affetto da depressione invece sì, puoi essere preso di mira e diventare bersaglio.Una malattia – non malattia, una malattia di serie B, una malattia che “è colpa tua”.

Eppure oggi i disturbi depressivi riguardano circa tre milioni di italiani. Disturbi legati ad ansia e panico, sei milioni.

Queste cifre si riferiscono ai casi individuati, perché chissà quanto sommerso esiste, chissà quanti si rifugiano nelle gocce di En, Xanax, Lexotan, senza alcuna psicoterapia di supporto. PUNTO NUMERO 2La mancata spesa italiana.

Nonostante i molteplici appelli da parte di associazioni e addetti ai lavori, oggi la spesa che l’Italia dedica alla salute mentale si aggira intorno al 2-3% del fondo sanitario nazionale.

Praticamente nulla.Nella scorsa legislatura ho portato avanti questa battaglia che ahimè “grazie” alla pandemia e al moltiplicarsi di italiani in forte sofferenza ha iniziato ad avere attenzione.

È stato istituito il bonus per accedere alle cure psicoterapeutiche: bene. Ma non basta.

PUNTO NUMERO 3 La chiusura del programma.

Se il mondo dello spettacolo, o meglio, un certo Mondo dello spettacolo, avesse davvero a cuore i messaggi che manda all’esterno, quel programma andrebbe chiuso, dal momento che il concetto che è passato in questi ultimi giorni è grave: se hai disturbi mentali non puoi metterti in gioco, non puoi raccontarlo o chiedere aiuto ad altre persone.

Ne puoi parlare solo con gli psicologi e basta, come se fosse una vergogna, qualcosa da nascondere. Un tabù.

Scommetto però che non verrà chiuso proprio nulla: profitto e audience sono i reali fattori da proteggere.

Anche a scapito di chi poteva farcela.

Un abbraccio a Marco Bellavia, esiste un mondo capace di ascoltare, comprendere, accogliere: c’è solo bisogno di aiutare a costruirlo.

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