Sesta estinzione di massa: conto alla rovescia?

Si sente sempre più spesso parlare di “sesta estinzione”, ma di cosa si tratta?
Pochissimi se ne interessano, pochi lo sanno davvero.
Evidentemente il mondo ha cose più importanti di cui parlare, ma dovrebbe essere un argomento di vitale importanza. Dovrebbe essere sbattuto in prima pagina a caratteri cubitali su tutte le riviste, tutti i giornali e tutti i siti web. Tutti i notiziari dovrebbero parlarne, e dovrebbe essere il principale argomento trattato nei talk show.
Eppure tutto tace.
L’estinzione è un processo graduale del tutto naturale, che si verifica ogni giorno e ogni momento sulla Terra: le specie si estinguono continuamente, mentre nuove specie fanno la loro comparsa. Si tratta del motore dell’evoluzione, con la biomassa in continuo mutamento. Noi esseri umani “moderni” esistiamo da troppo poco tempo e le nostre vite sono troppo brevi ed effimere per poterci rendere conto di questi continui mutamenti.
Tuttavia, un periodo geologicamente breve caratterizzato dalla scomparsa di gran parte delle specie viventi è detto “grande estinzione”. Madre Natura fa letteralmente pulizia: buona parte delle specie scompaiono, altre fino a quel momento relegate a un ruolo marginale divengono dominanti. Ma cosa provoca una grande estinzione? Di norma, grandi mutamenti geologici e climatici con conseguente innalzamento del livello dei mari e delle temperature. In alternativa, eventi “violenti” in grado di sovvertire l’ecosistema. Gli scienziati contano cinque grandi estinzioni nella storia della Terra: quella dell’Ordoviciano-Siluriano (circa 450 milioni di anni fa), quella del Devoniano superiore (circa 375 milioni di anni fa), quella del Permiano-Triassico (circa 250 milioni di anni fa), quella del Triassico-Giurassico (circa 200 milioni di anni fa) e quella del Cretaceo-Paleocene (circa 65 milioni di anni fa, che portò con sè i dinosauri).
Sono dette i “big five”.
Adesso è tempo di sesta estinzione. A provocarla, un solo colpevole: Homo sapiens.
Gran parte dei ricercatori e degli scienziati, dopo aver analizzato e studiato l’andamento di molteplici situazioni ambientali, la velocità delle estinzioni e la tendenza generale della vita sulla Terra prendendo in esame le ragioni del declino e le relative cause degli sconvolgimenti recenti, sono concordi nell’affermare che l’uomo sta provocando la grande sesta estinzione di massa. La deprecabile condotta umana sta provocando effetti distruttivi, che combinati fra loro stanno avendo sul nostro pianeta lo stesso effetto devastante degli sconvolgimenti di origine naturale che provocarono le altre cinque grandi estinzioni. In altre parole, l’uomo è paragonabile a un terrificante cataclisma, a uno sconvolgimento planetario vivente, o se vogliamo metterla su un piano più “cinematografico”, a un grande asteroide che colpisce la Terra.
La sovrappopolazione umana galoppa: siamo quasi otto miliardi, ottomila milioni di bocche da sfamare. L’essere umano continua a riprodursi senza sosta, senza coscienza, senza freni. E più ci riproduciamo, più le altre specie si riducono e/o spariscono. Come un cancro senza controllo, l’uomo sottrae terreno a foreste, boschi, habitat naturali casa di tutte le altre specie. Il tutto per creare campi coltivati, pascoli per bestiame d’allevamento e da macello (fra le principali cause di inquinamento e riduzione della biodiversità), costruire nuove città. Un intero pianeta è al collasso, la specie umana prolifera a spese di tutte le altre: le poche specie opportuniste e adattabili, in grado di approfittare della situazione e dei cambiamenti imposti dall’uomo, proliferano anch’esse creando loro malgrado ulteriore squilibrio nell’ecosistema. Tutte le altre vengono quotidianamente spazzate via, senza pietà, direttamente o indirettamente.
L’uomo è come un ladro accecato dalla sua stessa ingordigia, che divora foreste e vita, che toglie la terra da sotto le zampe degli (altri) animali.
Elizabeth Kolbert, nel suo libro-inchiesta “La Sesta Estinzione” (ne consiglio a tutti la lettura, libro a dir poco inquietante), snocciola dati terrificanti. Si stima che entro il 2100 le estinzioni raggiungeranno il loro picco. L’uomo potrebbe già aver eliminato il 60% della restante biomassa sul pianeta solo nell’ultimo mezzo secolo, alcuni ricercatori stimano che entro la fine del XXI secolo, il 75% delle specie attuali potrebbe essere un ricordo, con alcune di esse che potrebbero esistere ormai solo nelle gabbie degli zoo. La IUCN stima che un quarto dei mammiferi e un ottavo degli uccelli sono a serio rischio di estinzione, anche se il gruppo di vertebrati più a rischio sono gli anfibi, con più del 40% delle specie gravemente minacciato di estinzione nel brevissimo periodo.
Secondo i calcoli, perdiamo 3.000 specie ogni anno: mediamente una ogni tre ore, con un tasso di estinzione “100 volte più elevato del normale” (Science Advance).
Gli scienziati sono sicuri nell’affermare che l’uomo sia la principale causa del disastro, al punto che negli ultimi decenni si tende a parlare di “estinzione dell’Olocene”. L’Olocene è il periodo geologico più recente, iniziato circa 11.700 anni fa: ebbene, adesso il mondo scientifico tende a parlare di Antropocene, letteralmente “l’era dell’uomo”: vale a dire l’era in cui le attività dell’essere umano stanno cambiando in maniera significativa e irreversibile l’ecosistema terrestre.
Gli effetti li stiamo vedendo già adesso, in pochi decenni la Terra potrebbe essere molto diversa da come siamo abituati a vederla adesso.

Eppure, la priorità dell’essere umano sembrerebbe essere il PIL.
Qualquadra non cosa…

Davide Rufino – Zoologo

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